
Inaugurata la mostra Attese di Paolo Cristiani
La personale dell’artista è allestita a Palazzo Fodri
presso la sede di Net4market – CSAmed
L’attesa quale dimensione dell’uomo contemporaneo. Viaggiatore seriale senza confini ma intrappolato nello spazio e nel tempo dei non-luoghi. Ed è questa l’attesa di ciascuno di noi, sospesa tra il presente e il futuro, raccontata nei quadri di Paolo Cristiani. L’artista, milanese classe 1956, ingegnere, dirige un consorzio di ricerche biomediche e affianca a tale attività quella di fotografo, pittore e scultore.
La personale di Cristiani, allestita a Palazzo Fodri presso la sede di Net4market – CSAmed, è stata inaugurata venerdì 17 maggio alla presenza dell’amministratore unico di Net4market Gianmaria Casella, della critica d’arte Tiziana Cordani e dell’assessore del Comune di Cremona Andrea Virgilio. L’evento rientra nel ricco calendario di eventi culturali, artistici e scientifici denominati Sotto il lucernario.
Nell’occasione, Tiziana Cordani ha ricordato come «queste attese siano un ammonimento sullo scorrere del tempo, che dilatandosi sembra divorare tutto quanto ci appartiene. I giochi di luci e ombre traducono narrazioni di un vissuto, di un’interiorità in itinere, mai ridotta a un semplice corpo statico. Gli spazi sono luoghi di vetro, teche di un acquario nei quali i viaggiatori fluttuano, come pesci antropomorfi».
E ancora: «Questo stop al tempo fattivo, questa terra di nessuno che sa di umanità e di aria stagnante, che accoglie nell’anonimato le speranze come i dolori, le gioie e i progetti appiattendo tutto in una melassa senza connotazioni, questi luoghi dell’attesa, appunto, sono spazi sottratti alla nostra umanità individuale e non bastano i colori vividi, le luci tese, le prospettive lunghe a farne luoghi in cui percepire lo scorrere della vita: nei dipinti dell’autore lombardo, l’energia che sembrerebbe essere una necessaria connotazione degli scali – aeroportuali, ferroviari, metropolitani – sembra sospesa in un’attesa insonne ed infinita, mentre le luci artificiali si confrontano con quelle naturali in un rimando di riflessi ed apparenze: ciò che è vero ed il suo riflesso, ciò che è solo vacua immagine ma può apparire più reale del vero».
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi evidenzia, in proposito: «La visione di Cristiani è fredda, ma non distaccata. Ciò che gli preme è di determinare la coscienza della vita in quello spazio. La pittura lo aiuta in questo processo di assimilazione. La condizione di instabilità del viaggiatore si trasferisce in una dimensione ontologica, e ciò attribuisce una assoluta verità, psicologica e visiva, a queste immagini. La solitudine delle sale d’aspetto: è questo il sogno di fuga dalla realtà che Cristiani traduce all’insegna della malinconia».
La mostra è visitabile sino a fine giugno, dal lunedì al venerdì (ore 9 – 17).
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